Procuratevi dell’uva rossa matura (proveniente preferibilmente da monovitigno autoctono italiano), premetela e filtrate bene il mosto ottenuto, mettetelo in una pentola con un pezzetto di cannella e 1 o più chiodi di garofano, mettete sul fuoco e fate sobbollire a lungo fino a che non si riduce di oltre la metà.
Per controllare la giusta consistenza , una volta accertata una colorazione “marrone dorato”, basta far cadere una goccia di cotto su una superficie piatta, passarvi in mezzo il dito e se il cataletto che si è formato non si chiude, si può cosi considerare la cottura ultimata.
Il mosto cotto, che si conserva in bottiglie tappate bene o in vasi di vetro chiusi ermeticamente e riposte in una dispensa al buio, è abbastanza utilizzato per la preparazione dei fichi secchi, per l'impasto dei “Petrali” (dolci tipici calabresi) e per la preparazione della mostarda.
Un tempo era utilizzato quale rimedio contro la tosse ed il mal di gola.
Per controllare la giusta consistenza , una volta accertata una colorazione “marrone dorato”, basta far cadere una goccia di cotto su una superficie piatta, passarvi in mezzo il dito e se il cataletto che si è formato non si chiude, si può cosi considerare la cottura ultimata.
Il mosto cotto, che si conserva in bottiglie tappate bene o in vasi di vetro chiusi ermeticamente e riposte in una dispensa al buio, è abbastanza utilizzato per la preparazione dei fichi secchi, per l'impasto dei “Petrali” (dolci tipici calabresi) e per la preparazione della mostarda.
Un tempo era utilizzato quale rimedio contro la tosse ed il mal di gola.
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